LA RIVOLUZIONE FRANCESE
26/01/2013
Arriva dalla Francia una notizia che fa scalpore e che non può non generare preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
pochi giorni fa Orange, provider francese del gruppo France Telecom, ha sottoscritto un accordo con Google che prevede il pagamento di un "pedaggio" da parte del gigante americano per i contenuti che veicola sul network francese.
L’ annuncio fatto da Stèphane Richard, CEO di Orange, durante un'intervista rilasciata all'emittente francese BFM Business TV, ha stupito tuttI in quanto mai prima d'ora un provider era riuscito ad imporsi in questo senso.
Un accordo di tale genere, seppur non se ne conoscano ancora tutti i termini, ha una portata storica e rappresenta una svolta nella "guerra" che contrappone già da tempo i gestori delle infrastrutture di telecomunicazione di tutto il mondo e le grandi compagnie OTT (Over The Top) ovvero le aziende che veicolano contenuti e generano un traffico sempre maggiore, prima fra tutti ovviamente Google che, secondo un calcolo di Orange, rappresenta il 50% di tutto il traffico che passa dai suoi server).
Nelle ultime settimane le terre d'Oltralpe ha iniziato a scottare sotto i piedi del gigante del Search e si è assistito ad un inasprimento dei toni che ha visto il suo massimo nella provocazione messa in atto da un altro provider francese, Free, che tramite un apposito aggiornamento dei propri apparati, ha bloccato tutti i contenuti pubblicitari, rei a loro dire di sfruttare la rete senza pagare, facendoli scomparire dalle pagine visitate dai propri utenti.
Per convincere Free a rimuovere il blocco si è mosso il ministro per l'innovazione e l'economia digitale Fleur Pellerin in persona che, preoccupato che la cosa potesse minare i fragili pilastri dell'economia digitale, è intervenuto immediatamente dichiarando inaccettabile la condotta di Free e obbligandolo a fare marcia indietro.
Sull'argomento è intervenuta anche Neelie Kroes, commissario europeo per l'agenda digitale, che ha esteso la discussione nata intorno al caso francese facendone una questione di Net Neutrality, espressione che viene usata per identificare il principio secondo cui la rete, intesa come mezzo sul quale le informazioni circolano, debba essere completamente trasparente e non applicare nessun genere di controllo o restrizione sui dati che vi transitano, e ribadendo l'obbligo dei provider alla massima correttezza nei confronti dei propri utenti (ne sa qualcosa la nostra Tele2 che nel 2009 è stata multata per aver introdotto dei blocchi senza darne comunicazione).
Alla luce di queste considerazioni non possiamo non essere preoccupati per l'accordo raggiunto da Orange e non chiederci cosa abbia ottenuto in cambio Google.
La prima, ovvia risposta, è che abbia negoziato una corsia preferenziale per i propri servizi (Youtube e Gdrive in primis) sul network francese (ma attivo in 24 paesi e che conta 230 milioni di clienti) anche se sul tavolo potrebbe esserci molto di più visto che Orange riveste una posizione dominante sui servizi di telefonia nel continente africano,che potrebbe diventare tra non molto un enorme mercato inesplorato per i telefoni Android.
La questione è comunque spinosa e a dir poco delicata in quanto, se dovesse cadere il baluardo della Net Neutrality, potremmo dover essere costretti a scegliere il provider in base agli accordi che quest'ultimo ha stretto con i vari Google, Facebook, Yahoo ecc ecc....
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